mercoledì 23 dicembre 2009

La ricchezza del Partito Democratico: passione e idee che cambiano le città

Il Partito Democratico è la più grande intuizione degli ultimi venti anni. Noi crediamo nel progetto cresciuto sulle radici dell'Ulivo. Desideriamo alimentarlo con le passioni e le intelligenze di donne e uomini pronti a rinnovare la politica italiana”.

Un partito, infatti, è prima di tutto una comunità di donne e uomini che si riconosce in un’idea di futuro. Le loro passioni, le loro intelligenze, le loro esperienze, le loro competenze e il loro impegno sono la prima ricchezza di un partito. Questa ricchezza non deve disperdersi in mille rivoli autoreferenziali e non va dispersa da chi ha il compito di valorizzarla in un progetto condiviso di cambiamento. Perché questa società va cambiata in tutti gli aspetti che non la rendono libera, giusta e aperta. E il progetto del Partito democratico è di entrare nelle pieghe della società per riconoscere diritti, libertà e opportunità, traducendoli in programmi politici, legislativi e amministrativi.

In questi mesi molti mi hanno chiesto come ho fatto da Sindaco del Pd di un Comune della prima cintura metropolitana a vincere con il 66%, in una zona e in un periodo in cui il centrosinistra perde inesorabilmente pezzi di consenso nella società. Non ho mai avuto una risposta chiara, perché è difficile lavorare e guardarsi lavorare al tempo stesso. Ma forse la risposta è più semplice di quanto non sembri: oltre a progettare e realizzare parchi, strade, servizi culturali, asili e servizi per l’integrazione, abbiamo progettato con un’idea di futuro in testa che ci ha orientato nelle scelte su quante panchine mettere in una strada, dove realizzare corridoi verdi e piste ciclabili, quali servizi innovativi proporre ai vecchi e nuovi cittadini. Nel far questo abbiamo ascoltato incessantemente i cittadini, ci siamo confrontati e abbiamo creato legami di fiducia inediti, sempre spiegando la nostra idea di città aperta e chiedendo il loro aiuto per realizzarla.

C’è una regola elementare in politica: si perdono le elezioni se si perde il contatto con la gente. Ma non è l’unica regola: si perdono le elezioni anche se non si sa cosa dire alla gente. O, peggio, se si parla solo per “bucare lo schermo”: la disonestà, anche quella intellettuale, alla fine chiede il conto ed è sempre un conto salato. Si perdono le elezioni, dunque, se si perde la capacità di proporre un’idea di futuro o, comunque, di essere credibili nel praticarla quotidianamente, nelle decisioni politiche come negli atti amministrativi. La ricchezza del Pd sta dunque nella passione di iscritti e simpatizzanti che animano la vita dei circoli e i confronti nei forum; sta nei progetti e nei servizi innovativi elaborati dagli amministratori locali che, dalla maggioranza o dall’opposizione, traducono le migliori idee riformiste in progetti e servizi; sta nell’attività di consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari che sanno tessere la trama che lega le grandi riforme di sistema alle loro ricadute concrete sulle città e sulle persone.

La ricchezza del Pd, in altri termini, sta nel suo essere comunità che dialoga al proprio interno, facendo sistema delle esperienze, competenze, idee e progetti, e che dialoga verso l’esterno, restituendo un significando profondo alla Politica.

Nella Grande Milano si può tornare a vincere

A Milano e in molte aree della provincia il Pd deve saper dialogare con i propri elettori e, al tempo stesso, deve saper codificare le istanze di porzioni di società che non lo considerano un interlocutore credibile. Dobbiamo avere il coraggio di cercare il confronto e rappresentare le istanze di settori consistenti della società, delusi dalla politica, pieni di rancore verso le istituzioni, diffidenti verso ogni progetto di riforma, insoddisfatti per la qualità dei servizi e preoccupati per il declino della città.

È tempo che il Pd intercetti davvero queste istanze, non semplicemente parlando alla pancia del Paese, ma offrendo opportunità reali.

Per poterlo fare dobbiamo far comprendere che il Pd c’è e che votarlo può invertire la tendenza e trasformare le mille paure e diffidenze che appesantiscono le vite di molte persone in occasioni per rilanciare un progetto di società aperta. Non è un compito semplice, soprattutto nella nostra area metropolitana, sempre all’avanguardia anche nelle sue derive più anti-istituzionali. Non è semplice perché si tratta innanzitutto di restituire credibilità e dignità all’impegno politico.

Non è semplice anche perché occorre portare la politica nei luoghi di vita delle persone, sapendo che proprio nei microcosmi degli ambiti sociali possiamo ritrovare nuovo slancio per una proposta democratica e riformista.

Non è semplice, infine, perché dobbiamo avere la forza di affrontare i disagi e i malumori dei cittadini proponendo soluzioni efficaci e alternative, nel metodo e nei contenuti. L’area metropolitana milanese governata dal centro-destra è chiusa su stessa: non dialoga con le grandi città europee, non valorizza i talenti e le energie produttive, non fa rete e fomenta continuamente paure che nei quartieri costituiscono degli ordigni pronti a esplodere in ogni momento.

Ciò che serve, al contrario, è aprire la nostra area metropolitana al confronto con le grandi capitali mondiali, dare vigore a quei percorsi, già avviati con la Giunta Penati, di costruzione di distretti produttivi, di lavoro e di formazione professionale in cui istituzioni e imprese scambino processi di conoscenza, dirigano lo sviluppo e creino lavoro. Dove se non qui, in provincia di Milano, possiamo costruire opportunità per uscire dalla crisi con un progetto di rilancio economico e sociale?

Dobbiamo ridare ai cittadini l’orgoglio di vivere nella Grande Milano, confrontandoci costantemente e in tempo reale con le politiche sul lavoro, sulla riqualificazione urbana, sulla mobilità, sull’inquinamento, sulla gestione dei rifiuti, sulla convivenza, sul welfare, sull’infanzia, sulle famiglie, sulla formazione, etc. che Londra, Parigi, Berlino, Barcellona, New York, San Francisco, etc. stanno adottando e, a volte, con successo. Con questa apertura culturale e politica il Pd può tornare a vincere a Milano e nelle città della Provincia, ponendosi alla testa di un programma di cambiamento che liberi le energie, valorizzi i talenti, promuova vecchi e nuovi diritti, apra nuove opportunità, incoraggi la convivenza e sostenga il welfare. Starà a tutti noi, nei prossimi mesi, articolare questo programma in modo che aderisca alle necessità della Grande Milano.

La responsabilità è nostra.

Sta volgendo al termine la lunga fase congressuale che ha impegnato tutti noi in discussioni utili a delineare la fisionomia del nostro Partito e ci troviamo repentinamente come proiettati in un’altra dimensione, quella delle elezioni regionali lombarde e delle elezioni amministrative di marzo 2010. E poi subito dopo dovremo compiere in fretta i primi passi per affrontare le elezioni di Milano 2011 con un progetto forte che sappia convincere i milanesi che è tempo di cambiare.

La rapidità di questo passaggio costringe tutti noi a un’assunzione di responsabilità: sta a noi saper affrontare queste tornate elettorali senza divisioni e senza personalismi, dando ciascuno di noi il proprio contributo, indipendentemente dalla posizione e dal ruolo che ricopre, per rafforzare la nostra proposta politica. La composizione degli organismi dirigenti del nostro partito a livello provinciale non potrà sfuggire a questa assunzione collettiva di responsabilità. Sono sicuro che sarà il primo passo per mostrare a tutti il volto pluralista e innovativo del nostro Partito.

Roberto Cornelli
Segretario provinciale del Partito Democratico

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